Mastopessi con Protesi – Medicina Estetica – Complicazioni

Qualsiasi procedura chirurgica, anche se eseguita su pazienti in buone condizioni generali, comporta sempre la non prevedibile possibilità di insorgenza di complicazioni.

E’ fondamentale mettere in atto tutte le misure preventive perché esse non si verifichino, riducendo, e possibilmente eliminando, i fattori di rischio, quali fumo, obesità, malattie concomitanti trattabili prima dell’intervento. E’ fondamentale altresì che nel postoperatorio vengano attuati con meticolosità tutti gli accorgimenti indicati dal chirurgo: corretta gestione domiciliare delle ferite chirurgiche (sterilità), assunzione dei farmaci prescritti, corretta applicazione di indumenti compressivi.

Malgrado le suddette misure preventive, possono verificarsi talora delle complicazioni, nella maggior parte dei casi di lieve entità. Le complicazioni generali, ad esempio associate all’anestesia, sono molto rare. Le complicazioni correlate all’intervento chirurgico di mastoplastica additiva con mastopessi sono principalmente rappresentate da:

  • sanguinamento: un modesto sanguinamento è normale dopo l’intervento e si risolve cambiando semplicemente la medicazione compressiva.
  • ematoma: è una raccolta di sangue, evenienza rara, che generalmente può verificarsi entro le prime 24 ore; nei casi più severi richiede la riapertura della ferita chirurgica ed il drenaggio dell’ematoma, eliminandone la causa;
  • sieroma: è l’accumulo attorno alla protesi di un liquido giallognolo trasparente (siero); le raccolte di modesta entità possono riassorbirsi spontaneamente, mentre nei casi più severi è necessario il drenaggio chirurgico;
  • infezione: grazie alla terapia antibiotica preventiva il rischio è molto basso; nei casi più severi può essere necessaria la rimozione delle protesi ed il successivo reimpianto, una volta guarita l’infezione;
  • deiscenza: è la riapertura della ferita, evenienza molto rara; se minima, guarisce mediante semplici medicazioni locali; se estesa, è necessaria una nuova sutura;
  • perdita di sensibilità del capezzolo: è normalmente transitoria; possono essere necessari diversi mesi per il completo recupero;
  • perdita di un capezzolo (necrosi parziale o totale del complesso areola-capezzolo): la perdita parziale o totale del complesso areola-capezzolo è estremamente rara.  Qualora dovesse accadere, può essere eseguito in un tempo successivo un intervento ricostruttivo con risultati soddisfacenti.
  • asimmetrie: esse possono essere riscontrate nella forma, dimensioni delle mammelle o posizione dell’areola.  In genere sono di modesta entità e rientrano nella norma. Se particolarmente evidenti, possono essere corrette agevolmente, non prima di sei mesi dall’intervento.
  • contrattura capsulare: in una modesta percentuale di casi, la membrana connettivale, che si forma normalmente attorno alla protesi, si ispessisce e diviene fibrosa e retraente, determinando un indurimento della protesi. Nei casi più severi è necessaria la correzione chirurgica;
  • rottura della protesi: è un evento molto raro, generalmente conseguenza di traumi importanti in corrispondenza della regione mammaria;
  • dislocazione e rotazione delle protesi: è un evento raro, che si evidenzia con una alterazione della forma della mammella, soprattutto in caso di protesi di forma anatomica (a goccia); talora è necessario un intervento chirurgico di riposizionamento;
  • recidiva (ridiscesa delle mammelle): il processo di invecchiamento con perdita di elasticità e tono dei tessuti mammari non viene arrestato dall’intervento di mastopessi, che non impedisce la progressiva ridiscesa delle mammelle in tempi non prevedibili, correlati precipuamente alle caratteristiche individuali della cute e della ghiandola mammaria.
  • cicatrici patologiche (ipertrofiche/cheloidi): la cicatrizzazione, malgrado le misure preventive adottate (cerotti, gel di silicone, protezione solare), sia a causa di una predisposizione personale che per fenomeni complicanti (infezione, riapertura della ferita), può evolvere in maniera patologica: cicatrici slargate, irregolari, di colore scuro e disomogeneo. In tali casi, dopo un periodo di stabilizzazione della cicatrice di almeno 6-12 mesi, può trovare indicazione una procedura di revisione cicatriziale.

Statisticamente si può affermare che, in persone in buone condizioni generali, i cui esami clinici non dimostrino alterazioni che possano aumentare il tasso di rischio, l’incidenza di complicazioni gravi è molto bassa. Laddove dovesse verificarsi una complicazione, è cruciale la stabilità emotiva del paziente per affrontarla e superarla. In questo senso, il sostegno del partner e dei familiari riveste un ruolo cruciale e sarebbe auspicabile di evitare di sottoporsi ad interventi chirurgici in assenza di tale supporto. Ugualmente, la totale alleanza con il chirurgo, che deve essere tempestivamente informato in caso qualsiasi dubbio, è fondamentale per la appropriata gestione delle complicanze.

 

Contatta subito il dott. Pierfranco Simone!